04.03.2022 · Италия
ИТАЛЬЯНСКИЙ ДРУГ -2
Questo pezzo di Barbara Spinelli è la
cosa più interessante che ho letto sulla guerra in Ucraina. Meno male
che c'è ancora qualche giornalista (pochissimi) che non ha portato il
cervello all'ammasso e che non si è accodato alla canea russofoba,
filoUsa e filoNato
UNA GUERRA NATA DALLE TROPPE BUGIE
Paragonando
l'invasione russa dell'Ucraina all'assalto dell'11 settembre a New
York, Enrico Letta ha confermato ieri in Parlamento che le parole
gridate con rabbia non denotano per forza giudizio equilibrato sulle
motivazioni e la genealogia dei conflitti nel mondo.
Perfino
l'11 settembre aveva una sua genealogia, sia pure confusa, ma lo stesso
non si può certo dire dell'aggressione russa e dell'assedio di Kiev.
Qui le motivazioni dell'aggressore, anche se smisurate, sono non solo
ben ricostruibili ma da tempo potevano esser previste e anche sventate.
Le ha comunque previste Pechino, che ieri sembra aver caldeggiato una
trattativa Putin-Zelensky, ben sapendo che l'esito sarà la neutralità
ucraina chiesta per decenni da Mosca. Il disastro poteva forse essere
evitato, se Stati Uniti e Unione europea non avessero dato costantemente
prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e
di memoria.
È dall'11
febbraio 2007 che oltre i confini sempre più agguerriti dell'Est Europa
l'incendio era annunciato. Quel giorno Putin intervenne alla conferenza
sulla sicurezza di Monaco e invitò gli occidentali a costruire un ordine
mondiale più equo, sostituendo quello vigente ai tempi dell'Urss, del
Patto di Varsavia e della Guerra fredda. L'allargamento a Est della Nato
era divenuto il punto dolente per il Cremlino e lo era tanto più dopo
la guerra in Jugoslavia: "Penso sia chiaro – così Putin – che
l'espansione della Nato non ha alcuna relazione con la modernizzazione
dell'Alleanza o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario,
rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca
fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa
quest'espansione? E cos'è successo alle assicurazioni dei nostri partner
occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono
oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda. Ma io voglio
permettermi di ricordare a questo pubblico quello che fu detto. Gradirei
citare il discorso del Segretario generale Nato, signor Wörner, a
Bruxelles il 17 maggio 1990. Allora lui diceva: 'Il fatto che noi siamo
pronti a non schierare un esercito della Nato fuori dal territorio
tedesco offre all'Urss una stabile garanzia di sicurezza'. Dove sono
queste garanzie?".
Per capire meglio la sciagura ucraina, proviamo dunque a elencare alcuni punti difficilmente oppugnabili.
Primo:
né Washington né la Nato né l'Europa sono minimamente intenzionate a
rispondere alla guerra di Mosca con una guerra simmetrica.
Biden
lo ha detto sin da dicembre, poche settimane dopo lo schieramento di
truppe russe ai confini ucraini. Ora minaccia solo sanzioni, che già
sono state impiegate e sono state un falso deterrente ("Quasi mai le
sanzioni sono sufficienti", secondo Prodi). D'altronde su di esse ci
sono dissensi nella Nato.
Alcuni Paesi dipendenti
dal gas russo (fra il 40 e il 45%), come Germania e Italia, celano a
malapena dubbi e paure. Non c'è accordo sul blocco delle transazioni
finanziarie tramite Swift. Chi auspica sanzioni "più dure" non sa bene
quel che dice. Chi ripete un po' disperatamente che l'invasione è
"inaccettabile" di fatto l'ha già accettata.
Secondo
punto: l'Occidente aveva i mezzi per capire in tempo che le promesse
fatte dopo la riunificazione tedesca – nessun allargamento Nato a Est –
erano vitali per Mosca. Nel '91 Bush sr. era addirittura contrario
all'indipendenza ucraina. L'impegno occidentale non fu scritto, ma i
documenti desecretati nel 2017 (sito del National Security Archive)
confermano che i leader occidentali– da Bush padre a Kohl, da Mitterrand
alla Thatcher a Manfred Wörner Segretario generale Nato – furono
espliciti con Gorbaciov, nel 1990: l'Alleanza non si sarebbe estesa a
Est "nemmeno di un pollice" (assicurò il Segretario di Stato Baker). Nel
'93 Clinton promise a Eltsin una "Partnership per la Pace" al posto
dell'espansione Nato: altra parola data e non mantenuta.
Terzo
punto: la promessa finì in un cassetto, e senza batter ciglio Clinton e
Obama avviarono gli allargamenti. In pochi anni, tra il 2004 e il 2020,
la Nato passò da 16 a 30 Paesi membri, schierando armamenti offensivi
in Polonia, Romania e nei Paesi Baltici ai confini con la Russia (a quel
tempo la Russia era in ginocchio economicamente e militarmente, ma
possedeva pur sempre l'atomica). Nel vertice Nato del 2008 a Bucarest,
gli Alleati dichiararono che Georgia e Ucraina sarebbero in futuro
entrate nella Nato. Non stupiamoci troppo se Putin, mescolando
aggressività, risentimento e calcolo dei rischi, parla di "impero della
menzogna". Se ricorda che le amministrazioni Usa non hanno mai accettato
missili di Paesi potenzialmente avversi nel proprio vicinato (Cuba).
Quarto
punto: sia gli Usa che gli europei sono stati del tutto incapaci di
costruire un ordine internazionale diverso dal precedente, specie da
quando alle superpotenze s'è aggiunta la Cina e si è acutizzata la
questione Taiwan. Preconizzavano politiche multilaterali, ma
disdegnavano l'essenziale, cioè un nuovo ordine multipolare. Il dopo
Guerra fredda fu vissuto come una vittoria Usa e non come una comune
vittoria dell'Ovest e dell'Est. La Storia era finita, il mondo era
diventato capitalista, l'ordine era unipolare e gli Usa l'egemone unico.
La hybris occidentale, la sua smoderatezza, è qui.
Il
quinto punto concerne l'obbligo di rispetto dei confini internazionali,
fondamentale nel secondo dopoguerra. Ma Putin non è stato il primo a
violarlo. L'intervento Nato in favore degli albanesi del Kosovo lo violò
per primo nel '99 (chi scrive approvò con poca lungimiranza
l'intervento).
Il ritiro dall'Afghanistan ha messo
fine alla hybris e la nemesi era presagibile. Eravamo noi a dover
neutralizzare l'Ucraina, e ancora potremmo farlo. Noi a dover mettere in
guardia contro la presenza di neonazisti nella rivoluzione arancione
del 2014 (l'Ucraina è l'unico Paese europeo a includere una formazione
neonazista nel proprio esercito regolare). Noi a dover vietare alla
Lettonia – Paese membro dell'Ue – il maltrattamento delle minoranze
russe.
Non abbiamo difeso e non difendiamo i
diritti, come pretendiamo. Nel 2014, facilitando un putsch anti-russo e
pro-Usa a Kiev, abbiamo fantasticato una rivoluzione solo per metà
democratica. Riarmando il fronte Est dell'Ue foraggiamo le industrie
degli armamenti ed evitiamo alla Nato la morte cerebrale che alcuni
hanno giustamente diagnosticato. Ammettere i nostri errori sarebbe un
contributo non irrilevante alla pace che diciamo di volere.